Economia e Finanza

Pensioni e guai: per chi ha iniziato da dopo il 1996 potrebbe non spettare

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La rivalutazione delle pensioni porta alla luce delle problematiche per coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal cambiamento del sistema di calcolo contributivo.

La rivalutazione delle pensioni sta portando una serie di problemi per coloro che hanno iniziato a lavorare successivamente al 1° Gennaio 1996. A partire da questa data infatti verrà innalzata la pensione minima, dite che è un bene?

Non necessariamente. L’innalzamento delle pensione minima infatti concerne che siano innalzati anche i requisiti minimi ricalcolati sulla stessa minima e dunque che se non si rispettino i requisiti, sia più complicato andare in pensione.

Tutto questo è già stato stabilito con la riforma della rivalutazione al 7,3% della pensione che porterà un’innalzamento pensionistico di 38€, ma anche una grande difficoltà per coloro che per pochi euro non potranno accedere al sistema pensionistico.

La rivalutazione delle pensioni comporterà automaticamente un innalzamento dei requisiti minimi per pensionarsi. Nel dettaglio, la pensione minima passerà da 525,38 a 563,73 euro, mentre il trattamento annuo salirà a 7.328,49 euro.

Requisiti nel 2023: cosa è necessario al contribuente per andare in pensione

In parole povere significa che per chi ha raggiunto l’età pensionabile dei 67 anni, chi ha iniziato a lavorare dopo l’1 gennaio 1996 dovrà aver maturato una pensione di 10.992,73 euro, rispetto ai 10.245,27 euro sufficienti quest’anno.

Per la pensione anticipata contributiva, invece, il requisito anagrafico passa da 19.124,50 a 20.519,77 euro, un incremento di 1.400 euro l’anno. Ciò significa che bisogna aver lavorato sufficientemente da potersi assicurare una pensione mensile di 1.578,44 euro lordi.

Aumenti negli ultimi mesi dell’anno: un aiuto dallo Stato

Intanto in questi ultimi mesi dell’anno, il Governo ha approvato degli aiuti concreti ai pensionati.

Bisogna fare delle distinzioni rispetto all’incasso di ognuno: partiamo dalle pensioni minime di 524 euro che vedranno un aumento di 11 euro al mese; su un assegno tondo di 1000 euro l’aumento sarà invece tra i 70 e gli 80 euro. Poi andando al massimo dell’assegno contemplato nel piano pensioni, ovvero 2692 euro l’aumento potrà arrivare fino ai 160-170 euro/mese.

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Stabilendo poi i conti medi, come rivelato dagli studi del sindacati UIL gli aumenti delle pensioni vedranno un’oscillazione tra i 10 ed i 50 euro lordi ogni 500 euro.

Al momento il ricalcolo pensionistico sarà fino a fine del 2022, in percentuale un 2% in più ogni mese. Questo aumento riguarderà tutti i pensionati che ricevono un assegno massimo di 2692 euro. Questo calcolo dunque sarà al momento stabilito per i mesi di Ottobre, Novembre e Dicembre. Dal 2023 poi vi sarà la rivalutazione complessiva degli assegni.

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Francesco Tripputi