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Superbonus e la cessione del credito: ecco di cosa si tratta

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Il Superbonus 110 potrebbe prevedere numerosi cambiamenti presentati all’interno del decreto aiuti: ecco cosa potrebbe variare e come potrebbe essere cambiata la cessione del credito.

Lo stop al Superbonus è inevitabile, con i privati che non sanno cosa fare dopo aver iniziato i vari lavori di ristrutturazione compresi nei vari decreti e la speculazione che continua ad essere nitida. In questo contesto tutto si sta svolgendo molto lentamente e al momento si verifica una situazione in stand by.

Con la speculazione sui crediti, questi vengono acquistati non al 110% come prevede appunto il Superbonus, ma per un periodo al 102% circa, mentre ad oggi addirittura all’85%. Questo coinvolge dunque sia come detto Poste, ma anche una serie di banche.

I cambiamenti sul tema che verranno stabiliti dal Decreto aiuti quater si delineano anche e appunto sulla cessione del credito: questo da la possibilità ad altri cessionari di sviluppare due regolamentazioni, ovvero suddividere il credito del contribuente e farlo entro 10 quote annuali.

Questo permetterà appunto di suddividere il pagamento del credito in più quote cosi da smorzare la difficoltà nei pagamenti.

Altre proposte sulla cessione del credito: la divisione tra più soggetti

La nuova proposta sul nuovo decreto riguarda il numero di cessionari tra i “soggetti qualificati”: questi verrebbero innalzati da 2 a 3 soggetti.

In questo modo la cessione avverrà tra più fasi, con in mezzo la cessione alla banca che a quel punto trasferirà al correntista.

Proposta del cambiamento al 90%: cosa sarebbe
La soluzione proposta dalla Premier Giorgia Meloni sulla questione potrebbe essere quella di rivalutare il Superbonus al 90%, cosicché facendo mettere una percentuale al contribuente permetterebbe di contrattare il prezzo del servizio.

La questione scottante sul Superbonus è quella dei crediti, ora lo sanno anche PosteItaliane e alcune banche come Unicredit e Intesa Sanpaolo.

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Altra questione importante sarebbe che ad oggi il contribuente con molta probabilità sarebbe costretto a dover pagare una parte del lavoro: si parla che lo Stato coprirebbe al momento solo un 75% dei lavori di ristrutturazione, quindi ben il 25% dei lavori sarebbe sulle tasche dei contribuenti stessi.

Questo anche per il principio di non retroattività della legge, ovvero l’impossibilità di estendere la legge stessa ad un tempo precedente alla sua proclamazione, quindi il problema sarebbe che il periodo di gestione non potrebbe essere stabilito prima dell’entrata in vigore del Superbonus voluto ai tempi dal Governo guidato da Mario Draghi.