Economia e Finanza

Lavoro dopo la pensione: è possibile essere assunti, ma l’assegno che fine fa?

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Chi può tornare a lavorare dopo la pensione e cosa succede all’assegno pensionistico se si torna a svolgere un’attività lavorativa.

La pensione, è considerata una sorta di traguardo per molti lavoratori, sia che si tratti di dipendenti privati o pubblici, ma anche di lavoratori autonomi. Tuttavia, la scelta di andare in pensione, possiamo dire per certo che è molto elastica, o meglio, alcuni pensionati possono tranquillamente tornare a svolgere il loro lavoro.

Nonostante sia una cosa certa, questa decisione porta alcune domande: se torno a lavorare perdo l’assegno pensionistico? Sono limitato/a sul tipo di contratto per cui posso essere assunto o posso svolgere attività autonome? Queste domande sono a dir poco legittime, motivo per cui, abbiamo deciso di fare chiarezza a 360° sui diritti dei pensionati nelle attività lavorative.

Ora che abbiamo capito che il pensionato può iniziare una nuova attività lavorativa o riprendere quella già svolta in precedenza, è cosa fondamentale in primis, capire che non tutti i pensionati possono essere assunti dopo il pensionamento. Nello specifico parliamo di casi in cui il lavoratore ha avuto accesso alla pensione per mezzo di Quota 100 o Quota 102. In queste condizioni infatti, il pensionato non può ricominciare un’attività lavorativa se prima non raggiunge i 67 anni (età della pensione di vecchiaia), se non una prestazione occasionale, nel limite di 5.000 euro annui.

Una volta che abbiamo capito chi può accedere al lavoro dopo il pensionamento, vediamo con quale contratto può lavorare e le conseguenze sul suo assegno pensionistico.

Pensione dopo il lavoro: contratti, condizioni e assegno

Partiamo dal presupposto che per accedere alla pensione bisogna in primis aver cessato qualsiasi attività lavorativa, a meno che non si è lavoratori autonomi, in quel caso è possibile andare in pensione anche non avendo chiuso la P.IVA.

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Una volta ricevuto il primo assegno pensionistico, è possibile tornare a lavorare sia come dipendente, come collaboratore, o lavoratore autonomo; si può essere assunti a contratto determinato o indeterminato, sia dall’azienda precedente che da una nuova. Alla luce di ciò, possiamo dire con certezza che non esiste un contratto più “avvantaggiato” dell’altro, in quanto non va in alcun modo ad incidere sulla riduzione dell’assegno pensionistico.

Un pensionato che riprende un’attività lavorativa, non perde per legge, l’assegno pensionistico percepito, e questo vale per qualunque contratto. Il divieto di cumulo tra lavoro e pensione, difatti, è stato abolito dal 2008. Chi ricomincia un’attività lavorativa inoltre, potrà continuare a versare i contributi come un normale lavoratore, che andranno a cumularsi negli assegni futuri.

Published by
Daniela Guglielmi