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Stop diesel russo: vediamo che cosa accadrà dal prossimo 5 febbraio e quali saranno i rischi

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Dal prossimo 5 febbraio scatterà l’embargo sul diesel russo. Molti parlano di una vera e propria bomba. Vediamo cosa dobbiamo aspettarci.

 

Mancano pochi giorni al prossimo 5 febbraio e in pochi parlano di cosa accadrà con il blocco dell’import di petrolio dalla Russia. Paesi come l’Italia, che dipendono molto dai rifornimenti russi, potrebbero avere non pochi problemi nel reperimento di prodotti raffinati.

Bisogna ricordare che c’è già stato uno “stop” dell’import di petrolio dalla Russia del circa il 10%, ma ancora non c’è una soluzione effettiva, anche se le ripercussioni economiche si percepiscono ormai da molti mesi. Il prezzo del diesel era già salito al di sopra di 1,9 euro a litro e in alcune località sta raggiungendo la cifra di 2,50 euro a litro

Dal 5 febbraio dovremmo, quindi, aspettarci un ulteriore aumento dei prezzi, per effetto dell’embargo, ed anche l’allarmante preoccupazione di carenza di disponibilità di petrolio raffinato. Ad allarmare maggiormente è l’assenza di una strategia da parte del Governo con cui far fronte a questa situazione.

In questo scenario, bisogna poi considerare due forti e non trascurabili contraddizioni. La prima è che il Presidente russo Putin è già intervenuto per evitare ingenti perdite economiche riuscendo a stringere accordi per il gasolio in Marocco, Ghana, Costa D’Avorio, Senegal e Turchia. La seconda contraddizione deriva dal fatto che la Russia fornisce petrolio alla Cina, ma l’Europa ha acquistato prodotti raffinati, ad un prezzo maggiorato, proprio dalla Cina, dal Medioriente e dall’India proprio per far fronte alla carenza di disponibilità. 

Embargo: quali saranno gli effetti?

Per quanto riguarda il nostro Paese, i rischi maggiori per l’Italia deriverebbero dall’impatto della domanda Europea. L’Italia, infatti, con le sue tredici raffinerie, sembra essere abbastanza autonoma con una produzione di circa 70 milioni di tonnellate e una domanda interna di 55 milioni.

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La domanda totale dell’Europa sarebbe circa tra i 6 o 7 milioni di barili al giorno, quindi l’embargo ai prodotti provenienti dalla Russia porterebbe ad un calo dell’offerta del circa 7/8%. L’ex Ministro dell’ambiente Alberto Calò ha fatto notare che Bruxelles da tempo si è disinteressata al petrolio, impegnata sul fronte delle energie rinnovabili anche se al momento diesel e benzina risultano ancora le risorse maggiormente impiegate.

Il principale problema poi è che a farne le spese, a causa di questa mancata strategia sul petrolio, saranno i consumatori per effetto a catena dei futuri aumenti di benzina e diesel che si andranno inevitabilmente a ripercuotere sul sistema dei trasporti