Home » In quali casi il dipendente può rifiutare il trasferimento? Diritti e doveri

In quali casi il dipendente può rifiutare il trasferimento? Diritti e doveri

Quando è possibile rifiutare un trasferimento
finanzamoney.it

Quando un dipendente può essere trasferito? A questa decisione è possibile opporsi? Ecco quello che c’è da sapere

Spesso capita che, un dipendente venga spostato dalla sua sede di lavoro; tuttavia, in pochi sanno che per effettuare uno spostamento di questo genere, ci devono essere comprovate motivazioni. A citarlo è proprio l’articolo 2103 del codice civile, che menziona la frase che segue: “Il lavoratore non può essere trasferito da un’unità produttiva ad un’altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive”.

A fronte di ciò, il datore di lavoro è tenuto per legge a fornire tali motivazioni del trasferimento al proprio dipendente, in caso contrario, la richiesta del datore di lavoro può ritenersi nulla. Nonostante la legge sia chiara in merito, esistono alcune variabili e alcuni accorgimenti che è bene tenere a mente.

Il lavoratore ha diritto di sapere il motivo del trasferimento

Per legge, è possibile trasferire il proprio dipendente da una sede di lavoro all’altra, a patto che vi siano comprovate ragioni tecniche, organizzative o produttive; tuttavia, il datore di lavoro è tenuto a fornirle, esclusivamente se è l’interessato stesso a richiederle.

trasferimento di sede del dipendente
finanzamoney.it

La motivazione non verrà scritta nella lettera di trasferimento, quindi, una mancata richiesta di approfondimenti del lavoratore non risulta un motivo di contestazione della scelta. Il diretto interessato è dunque tenuto a richiedere chiarimenti – qualora vi sia la necessità – e il datore di lavoro è obbligato a fornirglieli. La motivazione di tale decisione può essere espressa anche solo in forma verbale (a meno che il contratto non imponga uno specifico atto scritto). In assenza di clausole è quindi possibile fornire la motivazione del trasferimento a voce e non per forza con atto scritto.

Il lavoratore può rifiutare il trasferimento?

Sebbene il dipendente sia tutelato di fronte ad un trasferimento di sede immotivato, la decisione di opposizione spetta ad un giudice che a sua volta, deve valutarne la situazione. Prima di tale decisione, non è possibile opporsi al trasferimento ma, moralmente e legalmente, è possibile contestare la scelta in casi specifici e attuando una determinata procedura, vediamola insieme.

Il dipendente, una volta ricevuta la lettera di trasferimento, deve iniziare la prestazione lavorativa presso la nuova sede e nel contempo avviare una causa contro la propria azienda. Il giudice valuta la situazione e se ritiene che il trasferimento risulta illegittimo, il datore di lavoro sarà tenuto a reinserire il dipendente nella sede originaria, riaffidandogli le stesse mansioni precedenti, senza alcuna modifica. Ricordiamo che, il lavoratore può opporsi esclusivamente se il trasferimento in questione riguarda lo spostamento di sede e quindi sono nulli i trasferimenti nella stessa struttura, che in questo caso avvengono indiscreti.

Tuttavia, esistono casi specifici in cui il lavoratore ha diritto di non spostarsi di sede, neanche per un giorno. Nello specifico, situazioni in cui, il trasferimento pregiudica gravemente gli interessi del dipendente: il lavoratore con legge 104 che assiste un familiare gravemente disabile ha il diritto di opporsi si dal primo giorno ad un trasferimento di città.