Assegni pensionistici mensili errati: vediamo a cosa è dovuto l’errore nella rivalutazione delle pensioni per il 2023. Di seguito i dettagli.
Le pensioni vengono rivalutate ogni anno in base all’indice medio dell’andamento dei prezzi a consumo per le famiglie. I dati vengono calcolati dall’Istat e comunicati al Ministero dell’economia che insieme al Ministero del lavoro pubblica un decreto indicante la percentuale di distribuzione degli assegni per l’anno successivo.
Sembra che ci siano stati degli errori nella rivalutazione delle pensioni per il 2023 che porterebbero a degli errori di conteggio per gli assegni mensili. Il perché di questo aumento errato sarebbe dovuto al tasso dell’inflazione.
Infatti, come accade ogni anno, la stima dell’inflazione è stata fatta nel novembre 2022, quando era pari al 7,3%. Nel mese di dicembre 2022, il tasso di inflazioni è aumentato all’8,2%. Tale differenza di percentuale non è poi stata calcolata nel conteggio per le stime finali utili alla rivalutazione delle pensioni.
Il problema delle rivalutazioni, quindi, sarebbe da riscontrarsi in quell’aumento del tasso di inflazione dell’1% circa non considerato. Di conseguenza, l’Inps ha applicato un tasso di rivalutazione errato corrispondente al 1,6%. L’istituto, invece, avrebbe dovuto applicare la percentuale dell’1,7% ufficializzata e comunicata dal Ministero dell’Economia.
Questo vuol dire che con l’aumento dell’inflazione, aumentano anche i prezzi e i costi. Se le pensioni, quindi, sono calcolate con un tasso di inflazione più basso, il principale problema è che anche gli assegni mensili non saranno adeguati all’aumento generale dei prezzi. Nella normativa pubblicata sul sito ufficiale dell’Inps, pare che sia previsto che debba essere restituita la somma derivante dallo scostamento.
Dal mese di gennaio 2023, le pensioni saranno rivalutate in modo da tutelare il potere d’acquisto dei beneficiari e facendo sì che gli assegni mensili siano adeguati al costo della vita. Ci sarà una rivalutazione pari al 100% per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo; una rivalutazione del 90% per le pensioni da quattro a cinque volte il trattamento minimo; rivalutazione del 75% per le pensioni superiori a cinque volte.