La proposta di rivalutazione delle pensioni per combattere il caro vita non verrà messa in pratica a Gennaio: ecco quali sono le vere tempistiche e quando avverrà il cambiamento su di esse
Già in cantiere dall’agosto scorso, la riforma sull’aumento delle pensioni è stata ufficialmente approvata dal governo. Questo grazie al calcolo sulla perequazione automatica dove vengono adeguate ai nuovi aumenti legati all’inflazione; certamente un’ottima cosa ed anche esclusiva, dato che questi aumenti non sono stati ad esempio adottati sugli stipendi.
Secondo fonti INPS però questi aumenti non saranno disponibili ad inizio anno, dato che al momento mancano i fondi sufficienti per garantire entro Gennaio un cambiamento cosi sostanziale.
Comunque al momento ciò che sappiamo è che l’aumento netto delle pensioni sarà in percentuale del 7,3% entro la fine dell’anno.
Le tempistiche ufficiali parlano di un adeguamento possibile entro Marzo 2023 e non vi preoccupate di perdere mesi di entrate, dato che gli arretrati dei mesi persi verranno restituiti all’avvio della perequazione.
La domanda però è in linea pratica a quanto ammonterà l’aumento delle pensioni: l’aumento si basa sull’assegno lordo percepito dal pensionato.
Dunque bisogna fare delle distinzioni rispetto all’incasso di ognuno: partiamo dalle pensioni minime di 524 euro che vedranno un aumento di 11 euro al mese; su un assegno tondo di 1000 euro l’aumento sarà invece tra i 70 e gli 80 euro. Poi andando al massimo dell’assegno contemplato nel piano pensioni, ovvero 2692 euro l’aumento potrà arrivare fino ai 160-170 euro/mese.
Questi sono aumenti sul compenso lordo, dunque limitati dall’Irpef.
Stabilendo poi i conti medi, come rivelato dagli studi del sindacati UIL gli aumenti delle pensioni vedranno un’oscillazione tra i 10 ed i 50 euro lordi ogni 500 euro.
Ciò che però genera certamente il dubbio più grande è: questo sarà sufficiente a limitare i danni?
Bisogna infatti precisare che l’aumento in alcuni casi è relativamente poco significativo (se si tratta ad esempio di 10 euro lordi in più) potrebbe non bastare dato l’aumento dell’inflazione già calcolato al 9%.
Passiamo ora ai piani di rivalutazione pensionistica del 2023, con ancora percentuali differenti che si baseranno su gli importi per fasce: del 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo Inps (quindi fino a 2.096 euro), 90% tra 4 e 5 volte (quindi tra i 2.096 e i 2.620 euro), e 75% oltre questa soglia.
Praticamente solo chi ha una pensione di circa 3000 euro lordi al mese usufruirà del 100% degli assegni, chi ha una quota tra i 2096 ed i 2620 del 90% e il restante del 75%.