Irpef, cambia la modalità: si va verso le tre aliquote
Il cambio e la riduzione delle aliquote, con il cambio appena effettuato sulla flat tax, sono tra le prossime priorità del nuovo Governo.
Si parla oltre che dell’aumento della flat tax, anche di un prossimo cambiamento sulle aliquote del regime Irpef, altra priorità del nuovo Governo guidato da Giorgia Meloni.
Infatti si stava già sviluppando in questi anni un cambiamento sulle aliquote, percentuale del reddito, del patrimonio o del valore imponibile, che era già passato da cinque a quattro e ora a tre.
Probabilmente in tutto questo avrà contribuito anche l’aumento della flat tax da 65 mila a 85 mila euro dal 1° Gennaio 2023, fatto sta che ancora non si ha certezza di quanto sarà la percentuale di ogni aliquota.
Si pensa comunque, secondo l’ipotesi del Il Messaggero, che le percentuali saranno il 23, 27 e 43%.
Quali sono al momento le percentuali di aliquota Irpef?
Al momento le percentuali per aliquota Irpef attive al 2022 sono: il 1° scaglione fino a 15 mila euro con il 23% di aliquota; il 2° scaglione tra i 15 ed i 28 mila euro con il 25% di aliquota; il 3° scaglione da 28 a 50 mila euro con un’aliquota del 35%; infine il 4° scaglione oltre i 50 mila euro con il 43% di aliquota.
In caso di un prossimo cambio a tre aliquote, quindi resterebbero attive la più alta e la più bassa, mentre le due centrali si unificherebbero in una percentuale del 27%.
E questo cosa implicherebbe? Meno o più tasse da pagare? Effettivamente senza riferimenti della fascia di reddito questo è difficile da prevedere se le tasse da pagare saranno minori.
Sulla questione è intervenuto anche il Viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, che ha commentato cosi questo possibile cambiamento: “Gradualmente e trovando le necessarie coperture, bisognerà andare verso un sistema a tre aliquote. Nel corso della legislatura vorremmo addolcire le aliquote per poi andare a un meccanismo flat, che però rispetti la progressività con meccanismi di detrazioni e deduzioni, senza metterci in contrasto con la Carta costituzionale. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Il ministro ha infine specificato che: “Con questi primi provvedimenti interveniamo sia sui lavoratori dipendenti, sia sui lavoratori autonomi. Quando parliamo di ricchi, parliamo di soggetti che non hanno redditi da lavoro. Sono coloro che hanno dividendi e capital gain su cui pagano il 26%, immobili abitativi affittati su cui si versa il 21% della cedolare secca. Su quest’ultima, tra l’altro, risorse permettendo, nella delega vorremmo intervenire per una equiparazione anche per gli immobili commerciali.”