Un illegittimo sui mutui variabili è stato scoperto e in questo caso la banca deve obbligatoriamente restituire i soldi ai propri utenti.
Il mutuo sta diventando un impegno sempre più gravoso per le tasche degli italiani. Con l’aumento del 0,75% predisposto dalla Banca Centrale Europea e l’obiettivo del ritorno dell’inflazione al 2%, il mutuo potrebbe diventare davvero un problema per gli italiani che potrebbero vedere aumenti fino a 50€ mensili.
La Corte d’Appello di Milano però sul discorso mutui ha scoperto una clausola bancaria che è stata ritenuta illegittima.
La floor, molto utilizzata nei mutui a tasso variabile, è stata giudicata come illegittima e cosa succederà ora per questo?
Il mutuo a tasso variabile è un finanziamento il cui tasso d’interesse è legato all’oscillazione di un indice di riferimento, generalmente l’Eurobond. Questi, definiti anche stability bond, rappresentano una metodologia che ripartisce equamente i debiti facenti parte del debito pubblico contratto dai paesi dell’eurozona.
Dobbiamo precisare che l’obiettivo della clausola floor potrebbe anche essere considerato giusto, dato che impone un tasso di interesse che non sia estremamente variabile, coprendo l’utente da eventuali cambiamenti sostanziali da parte dell’Eurobond e riducendo il tasso sino ad azzerarlo.
Ecco perché fatta questa necessaria premessa, le banche che hanno sottoscritto questa tipologia di clausola con i propri utenti sono state costrette al rimborso senza diritto di poter replicare alcuna cosa.
Eppure la clausola è stata comunque definita vessatoria perché impone:
Al mutuario va riportata la clausola per completo e non basta riportarla nel libretto illustrativo e per questo la clausola viene presentata come vessatoria.
La Corte d’Appello definisce la clausola chiaramente come che “determina uno squilibrio giuridico e normativo”. Solitamente comunque la clausola Floor viene posta pari allo spread e mette al riparo appunto, come abbiamo detto, da tassi di interesse troppo marcati dell’Euribod.
Ecco perché alcune banche si sono tutelate assicurandosi comunque un’entrata minima, nota come zero floor inserendo nel contratto con i loro utenti una previsione che, anche se il tasso di interesse di riferimento che in questo caso è Euribor fosse inferiore a zero, lo stesso viene per convenzione mantenuto pari allo zero.