Controlli sulle temperature in casa questo inverno: sono già partite le multe
Sulla base delle disposizioni adesso in vigore relative all’accensione e allo spegnimento dei termosifoni, l’Italia è divisa zone climatiche con fasce dalla A alla F. Ecco le multe.
Il problema di fondo quando si parla delle multe 2022-2023 per il mancato rispetto delle disposizioni sul riscaldamento e le temperature da mantenere è molto chiaro: come controllare prima di sanzionare?
Controlli e multe per le temperature in casa: sono partiti
La strategia governativa prevede un abbassamento di 1 o 2 gradi della temperatura del riscaldamento per tutto l’anno. Sono coinvolte sia le utenze autonome sia quelle centralizzate. In particolare, nelle case e negli uffici il termostato non dovrà superiore la soglia di 19 gradi per un’ora in meno e con accensione posticipata. Approfondiamo in questo articolo:
Sul fronte delle multe relative ai riscaldamenti accesi fuori orario, il punto di riferimento è il Testo unico dell’edilizia. In questa raccolta di norme si legge per gli inadempienti ovvero coloro che non rispettano i criteri di risparmi energetico, scatta una multa da 516 a 2.582 euro.
Tuttavia, a dimostrazione del labirinto normativo che caratterizza anche questo settore, esiste un decreto che recepisce una direttiva europea sull’efficienza energetica. Le multe previste sono in questo caso un po’ più salate: da 500 a 3.000 euro per chi non rispetta gli obblighi sulla manutenzione degli impianti per la climatizzazione invernale. L’aspetto a cui prestare attenzione è anche un altro: questa normativa si applica per il proprietario dell’immobile, il conduttore o l’amministratore del condominio.
Come abbiamo accennato, resta un problema di fondo: chi controlla? Nell’informativa del Ministero della Transizione ecologica si fa riferimento a controlli a campione da affidare alla polizia locale operativa nei differenti comuni italiani, con gli amministratori dei condomini con riscaldamento centralizzato responsabili della temperatura delle caldaie condominiali.
Cosa prevedono le attuali norme sulle temperature?
Sulla base delle disposizioni adesso in vigore relative all’accensione e allo spegnimento dei termosifoni, l’Italia è divisa zone climatiche con fasce dalla A alla F in base al clima medio registrato. La zona A è quella delle dimensioni più ridotte e comprende isole come Linosa e Lampedusa o la zona di Porto Empedocle. In questi territori il riscaldamento è ammesso dal primo dicembre al 15 marzo per non più di 6 ore.
Nella zona B i termosifoni restano accesi dal primo dicembre al 31 marzo fino a 8 ore al giorno. Dal punto di vista geografico, sono comprese le province di Agrigento, Catania, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani. Ecco quindi La zona C in cui è ammesso il riscaldamento dal 15 novembre al 31 marzo, fino a 10 ore al giorno. Da rilevare la presenza in questa zona di alcuni dei capoluoghi più importanti d’Italia. Rientrano infatti le città della fascia adriatica nord e le province di Bari, Cagliari, Cosenza, Napoli, Oristano, Salerno e Taranto.
Da una zona all’altra, ecco la zona D in cui il primo giorno di accensione dei termosifoni è il primo novembre mentre l’ultimo è il 15 aprile fino a un massimo di 12 ore. Sono comprese le città di Avellino, Caltanissetta, Firenze, Genova, Livorno, Pisa, Roma, Siena e Vibo Valentia.
Ecco quindi la zona E in cui è prevista l’accensione dal 15 ottobre al 15 aprile per un massimo di 14 ore al giorno. Sono comprese le province di Alessandria, Bergamo, Brescia, Bolzano, Milano, Padova, Torino, Bologna, L’Aquila, Parma, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Arezzo, Perugia e Potenza. Infine, la normativa vigente riconosce anche la zona F che comprende le Alpi di Belluno e Trento. Essendo tra tutte la zona geografica più fredda di tutte, le leggi attuali non prevedono limitazioni per il periodo e l’orario di accensione del riscaldamento.