Il metodo dello scotch sulla targa è semplice, diffuso da molto tempo ma non infallibile come tutti credono.
In seguito alla diffusione dei primi autovelox gli automobilisti si sono subito impegnati nella ricerca dei modi per eludere il controllo.
C’era chi utilizzava la lacca sulla targa, e così facendo sperava che il flash dell’autovelox abbagliasse il retro del veicolo. In questo modo dalla foto non si sarebbe potuto risalire al numero di targa. Altri la cospargevano di cera, e l’effetto poteva essere simile. Ma con l’avvento delle nuove tecnologie, le telecamere degli autovelox sono diventate a infrarossi, e quindi ci vedono benissimo anche al buio, senza bisogno del flash. Il metodo dello scotch alla targa, dunque, ha preso il sopravvento negli ultimi anni.
Un 8 può diventare una O. Una C può diventare una G. Una I può diventare una L.
Com’è facile intuire dall’esempio appena fatto, chi utilizza il metodo dello scotch vuole occultare la targa per modificarne numeri e lettere. Lo fa con strumenti di comune utilizzo, come nastro isolante nero e il correttore per inchiostro, il cosiddetto “sbianchino”. Magari utilizza il correttore col pennello, e come un novello Leonardo Da Vinci si cimenta nell’occultamento di un messaggio altrimenti chiaro, cioè il proprio numero di targa.
Così descritta può sembrare una trovata ingegnosa. Se tutto dovesse andare bene, infatti, la targa cambierebbe di un numero o di una lettera, e la multa non vi arriverebbe.
Senza contare che il metodo sarebbe valido per l’autovelox come per la telecamera al semaforo, ma anche per quella all’ingresso della ZTL.
Vediamo perché questa trovata non è tanto intelligente come sembra. Perché poliziotti e carabinieri sono poco intelligenti soltanto nelle barzellette più datate.
Se le forze dell’ordine dovessero accorgersi, in base ai dati che sono registrati nel Pubblico Registro Automobilistico (PRA), che modello e colore di auto non corrispondono, non sarebbe tanto difficile risalire al numero corretto della targa. Per far questo basterebbe fare un paio di controlli incrociati coi moderni sistemi informatici.
Se quindi il cambiamento del numero o della lettera venisse intercettato, cosa alquanto probabile, ci si ritroverebbe a dover rispondere di ben due illeciti: amministrativo e penale.
In particolare, la Cassazione ha stabilito con sentenza che la targa dell’automobile è un atto pubblico, e in quanto tale il suo occultamento costituisce reato di occultamento di atti veri, previsto all’articolo 490 del codice penale.
Per chi si rende colpevole del reato di occultamento appena citato, la sanzione sarà di natura amministrativa e penale.
È a questo articolo, dunque, che il 490 succitato rimanda per la determinazione della pena, che prevede la reclusione da un minimo di 3 a un massimo di 12 anni.
Alla luce di quanto esposto, la domanda è: vale davvero la pena rischiare tanto occultando la targa col metodo dello scotch?