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Mettersi in malattia è diventato difficile: lo avresti mai detto?

Staccare dal lavoro è diventata un’impresa, anche in malattia – finanzamoney.it (Foto di Engin Akyurt da Pixabay)

Essere reduci da un’operazione chirurgica oppure avere qualche linea di febbre non facilita l’uso degli strumenti di lavoro.

Se poi si è vittima di un esaurimento nervoso, è meglio tenerli alla larga. L’unica soluzione possibile in questi casi, è prendersi dei giorni per guarire.

Lo scopo dei giorni di malattia è proprio quello di ristabilirsi del tutto prima di tornare al lavoro.

Oggi però si lavora anche da casa.

I lavoratori sono sempre più Smart, e anche se sono febbricitanti pensano di potercela fare.
Si siedono al tavolo della cucina, mettono una tisana di fianco al proprio laptop e via, connettono la VPN aziendale.
Perché se la telecamera di Google Meet può rimanere spenta, allora il cervello rimane acceso, confortato dalle comodità domestiche.
Dopo la tisana magari ci tocca la Tachipirina, ma a casa sì. A casa si può fare.

Il lavoro da casa non conosce la malattia.

Durante i giorni neri del COVID-19 c’era chi lavorava a casa pur essendo del tutto malato. Sintomi respiratori, problemi gastrointestinali, febbre. Non bastavano per fermarsi, era sufficiente avere un minimo di lucidità, una buona connessione a internet, e da casa tutto si poteva sistemare.
Per tanti è ancora così.

Ma già prima che il COVID-19 diventasse virale, Nicholas Bloom, un universitario di Stanford, ha osservato come il lavoro da casa possa diminuire i giorni richiesti per la malattia. In una grande multinazionale cinese, durante lo studio, chi poteva lavorare da casa due giorni alla settimana ha chiesto il 12% in meno di giorni di malattia.

Adesso che il COVID ci ha reso produttivi anche dal nostro letto, stare a casa senza fare nulla è diventato sinonimo di deterioramento cognitivo. Non ci è più possibile farlo.
Diventa troppo difficile, per un lavoratore dipendente, prendersi qualche giorno per ristabilirsi; perché farlo se si può essere ugualmente operativi anche da casa?
L’ansia da rendimento ci rende incompatibili con qualsiasi pausa per malattia, e la recessione imminente, causata dai fattori che tutti conosciamo, ci impone di dimostrarci utili in azienda.

Le norme comportamentali per il lavoro da casa sono abbastanza flessibili, e molte aziende non si sono ancora aggiornate sui congedi per malattia.

Bisogna quindi essere consapevoli.

Se capiamo appieno l’importanza del recupero cognitivo, ci rendiamo conto di quanto possa essere importante per noi prendersi una pausa, a volte.
Perché, è vero: starsene a casa con un portatile sulle ginocchia non è faticoso come costruire un muro in mattoni, ma continuare a lavorare malati, magari dal letto o dal tavolo della cucina, comporta dei rischi ulteriori per la nostra salute.

L’affaticamento è causato da qualsiasi malattia, anche la più leggera.

E se l’affaticamento c’è sempre, dal leggero raffreddore alla gastroenterite virale, allora lavorare malati non può garantire gli stessi risultati di quando siamo in perfetta forma fisica.

Ostinarsi a lavorare rende il dipendente improduttivo sul lungo periodo.
Essere sempre presenti alla maniera digitale non va nell’interesse di nessuno, e poi produce risultati incoerenti.

Insomma, bisogna pensarci. Occorre imporlo a noi stessi: staccare per un breve periodo può ritemprare corpo e mente.
Osservare la parete sgombra sorseggiando una tisana allo zenzero offrirà dello spazio per ricentrarsi.

E se il mondo del lavoro è diventato flessibile, forse gli stessi capi possono dare l’esempio, delegando e prendendosi un giorno di pausa. Perché un banale raffreddore può indebolire anche un dirigente, ma lasciare le proprie incombenze a un subalterno consente di valutare i profitti dei dipendenti e rafforza il gioco di squadra.

Tra qualche tempo si farà chiarezza sulle abitudini lavorative dell’era Smart.
La speranza è che le malattie tornino a essere trattate com’era nell’epoca precedente al covid-19.

Se si è malati, l’importante è non ostinarsi a continuare. Bisogna fermarsi un po’.
Perché di uno pigro per natura te ne accorgi subito. Ed è probabile che, in quel caso, il capo che ti consiglia di fermarti l’avrebbe già capito. Tanto vale dargli retta.

Lavorare da casa in malattia sta diventando la normalità – finanzamoney.it (Immagine di pvproductions su Freepik)

Questa riflessione sulla malattia del lavoro nell’era post COVID-19 è liberamente ispirata agli articoli usciti sul settimanale The Economist e alla traduzione di Internazionale.