NASPI: quando l’INPS chiede la sua restituzione
Nuova assicurazione sociale per l’impiego: potreste doverla restituire. Vediamo in quali casi e per quali motivi.
Meglio conosciuta come indennità di disoccupazione, la Naspi è il principale sostegno di chi perde l’occupazione per cause indipendenti dal proprio volere.
La Naspi si prende dunque a seguito di licenziamento o termine del contratto di lavoro, ma può richiederla anche chi presenta dimissioni. In quest’ultimo caso, però, le dimissioni devono essere rassegnate per giusta causa.
I casi in cui l’INPS chiede la restituzione della NASPI
Occorre subito precisare che la perdita dei requisiti a fronte dei quali si percepisce la NASPI comporta di per sé la sua revoca. Può però capitare che l’INPS corrisponda un importo superiore a quello che dovrebbe erogare al disoccupato. In questo caso, a causa dell’errore dell’INPS, si dovrebbe restituire l’importo del sussidio.
Potrebbe però capitare che la restituzione della disoccupazione venga richiesta per via di inadempienze dello stesso fruitore della NASPI.
Il caso più eclatante, in quest’ultima categoria, è la decadenza dallo stato di disoccupazione.
Vediamo di cosa si tratta, e quando avviene nello specifico.
Perdita dello stato di disoccupazione
I casi in cui il lavoratore perde lo stato di disoccupazione, sono tassativamente elencati dalla legge. Essi afferiscono, naturalmente, alla propria condizione lavorativa, che diventa quella del lavoratore occupato. Non tutti i lavoratori, però, perdono lo stato di disoccupazione. Vediamo di seguito i casi che comportano la perdita dello stato di disoccupato:
- Il lavoratore svolge un lavoro a tempo determinato per un periodo superiore a 6 mesi;
- Il lavoratore è stato assunto con contratto a tempo indeterminato;
- Il lavoratore svolge un lavoro dipendente il cui reddito superiore agli 8.145 euro annui;
- Se lavorano in proprio, il proprio reddito di lavoratore autonomo non può essere maggiore ai 4.800 euro annui.
Per maggiori informazioni a tal proposito, si veda la circolare ANPAL n. 1/2019.
L’obbligo di comunicazione all’INPS
Il disoccupato percettore di Naspi deve comunicare all’INPS di esser stato assunto o di avere iniziato una nuova attività lavorativa in proprio. Oltre a questa dichiarazione, occorre allegare l’importo della retribuzione che ci si aspetta di percepire durante l’attività lavorativa. Così facendo, permette all’INPS di ridurre il sussidio nella misura del salario percepito mediante la propria attività di lavoro. È per questo che diviene strettamente necessario procedere alla comunicazione.
Casi in cui è dovuta la restituzione di quanto percepito
Come è stato appena precisato, sul lavoratore che perde lo stato di disoccupazione incombe l’obbligo di comunicazione all’INPS del reddito percepito. Qualora non dovesse farlo, succederebbe che l’INPS, in seguito a controlli, possa richiedere la restituzione degli importi indebitamente percepiti.
È per questo motivo che si raccomanda a tutti coloro i quali percepiscono la NASPI, di comunicare tempestivamente all’INPS ogni variazione della propria situazione lavorativa e patrimoniale. Solo così facendo, infatti, potranno evitare di dover restituire quanto ottenuto in eccedenza rispetto alla NASPI spettante.