Contributi non versati: come fare per rimediare
Non versare i propri contributi INPS ai fini pensionistici può comportare sanzioni.
Se non vengono effettuati i versamenti dei contributi, il datore di lavoro, o il prestatore in alcuni casi, potrebbe ricevere una mail tramite posta certificata che invita a farlo.
Vediamo dunque in che modo l’INPS notifica il mancato versamento dei contributi e come procedere al pagamento dell’indebito.
L’onere contributivo: a chi spetta?
Il codice civile prevede che a versare i contributi sia il datore di lavoro. Questo avviene sempre nei rapporti di lavoro subordinato, ma anche quando l’onere contributivo viene ripartito tra datore e prestatore. In questo caso, la quota di competenza del prestatore deve comunque essere versata dal datore, che la prenderà direttamente dalla busta paga rivalendosi direttamente sul lavoratore.
Per quanto concerne invece l’attività di lavoro autonomo, i contributi sono integralmente dovuti dal prestatore, che sarà quindi obbligato a provvedere per il loro versamento. Questo, in genere, avviene con l’aiuto del proprio commercialista di fiducia.
Determinate queste due macro aree, si può quindi parlare di cosa accade nel momento in cui si omette di versare i contributi ai fini pensionistici.
La mail di avviso: termini e contenuto
Una prima notifica del mancato pagamento sarà inviata dall’INPS al soggetto obbligato entro due anni dal mancato pagamento.
Questa verrà inviata dall’INPS tramite PEC, oppure mediante raccomandata a/r.
Se dovesse passare più tempo in merito al mancato pagamento, le sanzioni aumenterebbero di conseguenza.
Se i solleciti verranno continuamente ignorati, l’agenzia delle entrate sarà incaricata della riscossione dei contributi, e questa invierà una cartella esattoriale, con un importo di gran lunga maggiore.
In ultima istanza, qualora il debitore non regolarizzi la propria posizione verso il fisco, verranno effettuati pignoramenti, fermi amministrativi o iscrizione dell’ipoteca.
Rateizzazione dei contributi: come fare?
In genere, le sanzioni scaturenti dal mancato pagamento dei contributi sono molto sostanziose.
In tal caso è possibile ricorrere alla rateizzazione, ma soltanto se si rispettano determinati requisiti soggettivi e oggettivi. Per maggiori informazioni in merito alla rateizzazione delle cartelle esattoriali, si consiglia di leggere l’articolo a questo link.
La prescrizione dei contributi
I contributi non sono più dovuti entro cinque anni dall’ultima notifica. Difatti, se dovessero esserci lungaggini fra una notifica e l’altra che travalicano questo periodo, il soggetto che per 5 anni non ha ricevuto alcuna ingiunzione di pagamento può evitare di pagare.
In quest’ultimo caso, il credito dell’INPS sarà caduto in prescrizione, e quindi l’istituto avrà perso il diritto a riscuotere la somma a lui dovuta, ancorché il debito non sia estinto.