Conti cointestati: il fisco vi controlla, e non solo il saldo
Aumentano i controlli da parte del fisco sui conti correnti cointestati in seguito all’introduzione del Vera.
È iniziata la verifica dei rapporti finanziari, portata avanti con un innovativo algoritmo che incrocia i dati tra tutti i contribuenti per creare degli elenchi in cui inserire i conti a rischio evasione.
Questa verifica si è resa possibile in seguito a una sentenza della corte di cassazione che permette di individuare alcuni casi di frode in danno del fisco. Vediamo il contenuto della sentenza de quo, e in seguito spiegheremo il modo in cui verrà effettuato il controllo sui conti cointestati.
Conti cointestati, come funzionano
Il conto cointestato è un conto del quale più persone sono intestatarie.
In genere tutti gli intestatari sono abilitati a effettuare operazioni singolarmente, ma a questo proposito occorre fare una distinzione:
- Conto cointestato a firma congiunta: per fare qualsiasi operazione sul conto c’è bisogno della firma di tutti i titolari del conto corrente;
- Conto cointestato a firma disgiunta: le operazioni possono essere svolte da tutte le parti prese singolarmente.
Anche per chiederne la chiusura, se il conto è a firma congiunta, bisogna che la richiedano tutti i firmatari, se invece è a firma disgiunta, ciascuno dei cointestatari può richiederne la chiusura separatamente.
Se una delle parti vuole cointestare un conto già esistente, non può farlo semplicemente cambiando la titolarità del deposito.
In questo caso, occorre aprirne uno nuovo.
Invero non è possibile nemmeno il contrario. Infatti, se si vuole passare da conto cointestato a conto nominativo bisogna chiudere il conto cointestato.
La sentenza della corte di cassazione e la necessità di verifica sui conti cointestati
Il 22 settembre 2021, la corte di cassazione ha deciso in riferimento a una vertenza riguardante il conto cointestato di due coniugi.
In questo deposito bancario venivano versati fondi soltanto dalla moglie, e il marito effettuava esclusivamente prelievi.
Sebbene il conto fosse cointestato, quindi, il marito ha compiuto comunque un illecito nei confronti della moglie, dal momento che la consorte non aveva dato il proprio consenso al prelievo di tali somme.
La somma indebitamente percepita dal marito, quindi, andava espressamente dichiarata al fisco per essere tassata ai fini IRPEF.
Da questa sentenza, dunque, nasce un precedente autorevole secondo il quale, nonostante il conto sia cointestato, se uno dei cointestatari è il solo che effettua versamenti l’altro, per prelevare, deve ottenere il consenso di chi versa.
Altrimenti incorre in un illecito perché diventa indebito percettore di ricchezza.
Controlli del fisco e conti cointestati
Nel mirino del fisco ci sono i conti cointestati che fanno capo ad attività d’affari. In questi conti, è facile effettuare operazioni in frode al fisco, dal momento che ogni cointestatario può facilmente prelevare soldi versati da un altro soggetto sul conto.
Da questa osservazione nasce l’esigenza dell’agenzia delle entrate di utilizzare l’innovativo algoritmo Vera per controllare i conti cointestati.
L’algoritmo vera e il suo funzionamento
La sequenza di operazioni previste dall’algoritmo Vera permette di incrociare dati provenienti da enti diversi. Questa specie di cooperazione forzosa tra enti, permette dall’agenzia delle entrate di avere contezza in riferimento a tutta l’attività patrimoniale del soggetto controllato.
Col Vera, ossia il sistema di Verifica dei Rapporti finanziari, vengono create delle liste in cui sono inseriti i soggetti che effettuano le operazioni finanziarie incoerenti.
Un esempio può essere il prelievo continuo da un conto cointestato in cui i soldi vengono versati soltanto dall’altro cointestatario.
In ogni caso la situazione è in costante evoluzione, e si evidenziano molti dubbi in merito alle possibili sanzioni per chi opera su conti cointestati.