Reddito di cittadinanza, cosa succederà con la vittoria del centrodestra
Il centrodestra vince le elezioni e Fratelli d’Italia è il partito più votato. Cosa succederà adesso al Reddito di cittadinanza?
La cancellazione del reddito di cittadinanza potrebbe avvenire presto, ma al contrario la leader di Fratelli d’Italia si dice favorevole a una sua profonda riforma.
La vittoria del centrodestra e le sue ripercussioni sul sussidio
Avendo ottenuto una maggioranza significativa, Giorgia Meloni potrebbe venire chiamata dal presidente Mattarella per costituire un nuovo governo entro novembre. È risaputo, infatti, che l’iter per le consultazioni avrà inizio a ottobre inoltrato.
Nel frattempo sembra lecito chiedersi quali saranno le ripercussioni sul reddito di cittadinanza.
La Meloni non ha mai nascosto la sua posizione poco favorevole al reddito di cittadinanza, almeno per come è stato concepito in origine. Infatti, la sua posizione è diventata via via più chiara mano a mano che il suo partito ha ottenuto il successo che ci si aspettava. Il reddito di cittadinanza, se inizialmente era stato definito dalla stessa Meloni come “Metadone di stato”, successivamente è diventato una misura da riformare e ricalibrare a dovere. Questo in vista del suo obiettivo primario: la ricerca del lavoro.
Secondo Giorgia Meloni, infatti, il reddito di cittadinanza va rivisto e ricalibrato in un’ottica di tutela delle fasce più deboli della popolazione. Chi invece possiede la piena capacità lavorativa, dovrebbe essere affiancato in un più intenso procedimento di inserimento al lavoro.
Categorie fragili e indirizzamento al lavoro: possibili scenari di riforma
Il reddito di cittadinanza, rispetto all’inserimento lavorativo, non ha funzionato e deve perciò essere rivisto dalle sue fondamenta.
Per fare ciò, la Meloni individua le categorie più fragili, alle quali si deve continuare a erogare il sussidio perché inabili al lavoro. Queste categorie sono da lei identificate negli ultrasessantenni senza reddito, invalidi, famiglie in difficoltà con minori a carico e pensionati.
Le altre persone dai diciotto ai sessant’anni di età inoccupate o disoccupate dovrebbero invece essere indirizzate verso impieghi lavorativi, oppure corsi di formazione e aggiornamento per inserirsi o reinserirsi con profitto nel mondo del lavoro.
Cos’era previsto nel programma elettorale
Le misure per il sostegno sociale alla povertà contenute nel programma di FdI riguardano misure che nell’ottica del partito sarebbero più efficaci rispetto al reddito di cittadinanza. Queste misure saranno concretamente volte alla ricerca del lavoro, ma anche al riconoscimento di sgravi all’assunzione. Maurizio Leo, professore e avvocato, responsabile delle proposte economiche di FdI, propone l’introduzione di sgravi fiscali alle aziende, che possano favorire l’assunzione.
Secondo Leo, infatti, dare alle imprese un bonus che va dal 120% al 150% per le deduzioni sul costo del lavoro sarebbe la giusta strategia. Così facendo, le stesse aziende trarranno vantaggi nell’assumere.
Se la misura dovesse concretizzarsi in un provvedimento, chi oggi percepisce il reddito di cittadinanza verrebbe assunto, e così pagherebbe l’Irpef allo stato, compensando le uscite dello stesso per l’assistenza alla ricerca del lavoro.
Di conseguenza, coloro i quali possono lavorare saranno incentivati a farlo, e la logica del sussidio diventa quella di accompagnare il soggetto al lavoro.
Si prospetta quindi non l’eliminazione del reddito di cittadinanza, ,ma una sua profonda riforma che vada a contemperare l’esigenza di assistenza dei più fragili con la necessità di favorire nuova occupazione, evitando di ricadere nel mero assistenzialismo.