Mancano le bollicine: birra, acqua e spritz rischiano di scomparire
La produzione italiana di birra soffre per la mancanza di CO2. È infatti l’azienda Biellese di birra Menabrea a dover fermare la propria produzione a causa del deficit di bollicine
Dopo uno stop durato una giornata intera, quella del 20 settembre scorso, la birra Menabrea continua la sua produzione Biellese facendo i conti con la penuria di CO2, dovuta a diversi fattori concomitanti.
Perché manca l’anidride carbonica per le bibite?
È almeno dallo scorso luglio che l’aumento del costo dell’energia usata per produrla ha condizionato parecchio la produzione di CO2 da parte delle industrie. Inoltre, la difficoltà di trasporto dell’anidride carbonica non aiuta a ristabilire condizioni di fornitura ottimali. Le aziende produttrici, infatti, preferiscono dedicarsi alla fornitura del comparto sanità, e la produzione di bibite gasate vede una drastica riduzione degli approvvigionamenti.
Perché la produzione della birra ne risente di più?
Sembra che nelle preparazioni industriali della bevanda al luppolo più famosa del mondo, si faccia ricorso massiccio del biossido di carbonio anche per mantenere l’ossigeno al di fuori della bottiglia, di conseguenza, i grandi quantitativi di prodotto richiesti non riescono ad essere reperiti dalle industrie che registrano grandi difficoltà. Le produzioni artigianali, invece, più piccole e meno legate all’approvvigionamento esterno dell’anidride carbonica, non soffrono alla stessa maniera. Infatti, queste impiegano in maggior modo le bollicine che seguono al naturale procedimento di fermentazione della bevanda. Inoltre, queste piccole industrie non utilizzano la CO2 nelle fasi di confezionamento, dunque hanno un risparmio consistente che non intacca la produttività.
Il resto della produzione interessata: acqua frizzante e bibite
La birra, naturalmente, non è l’unica bevanda interessata dalla diminuzione di CO2 ad uso alimentare. Infatti, molte bevande che offrivano l’alternativa gasata alla propria variante liscia hanno scelto di ripiegare esclusivamente su quest’ultima. Un esempio è dato dall’acqua Sant’Anna, gruppo europeo di acque minerali che si visto costretto a ridurre la produzione di acqua frizzante, fino a interromperla, già a inizio luglio.
In grandi città del nord, come a Torino, si è di fatto registrata la carenza di acqua frizzante nei supermercati, e le industrie di bibite gassate stanno procedendo a dotarsi di produzioni autonome di CO2. È questo il caso dello stabilimento Nogarese di Coca-Cola HBC Italia.
Il caso dello Spritz
Persino lo spritz, il famoso drink di origine Veneta, rischia di doversi piegare alla penuria di CO2. Composto da prosecco, Aperol, soda o seltz, è proprio a causa della mancanza di uno degli ultimi due ingredienti che viene minacciato dall’assenza di bollicine.
Tuttavia, l’abilità tutta italiana dei nostri bartender, sta già lavorando ai modi ottimali per adattare la bevanda, senza però farle perdere il suo tradizionale sapore.