Dover pagare una cartella esattoriale, in un periodo di generale rincaro del costo della vita, può diventare difficile, a volte anche impossibile. Se l’inflazione è alle stelle, e il caro energia aumenta giorno dopo giorno, una cartella esattoriale potrebbe diventare una tragedia.
Ma c’è un modo per evitare di dover versare l’importo dovuto al fisco derivante dall’arrivo di una cartella esattoriale. Occorre però riscontrare un errore nel sollecito. E questo errore, al giorno d’oggi, è diventato più comune di quanto il contribuente medio possa credere.
Nel momento in cui un contribuente si ritrova una tassa arretrata, la propria posizione debitoria verso il fisco viene segnalata a mezzo raccomandata a/r da parte dell’Agenzia delle entrate. O meglio, veniva, fino a qualche anno fa. Adesso, più comune è diventata la posta elettronica certificata, mezzo ormai entrato nell’uso comune della popolazione italiana, e avente il medesimo valore legale della raccomandata, potendo senz’altro sostituirsi ad essa.
L’oggetto di una cartella esattoriale, invece, può essere legato sia a debiti per contributi previdenziali non pagati, sia a sanzioni amministrative e penali, oltre che alla classica tassa arretrata.
Come anticipato, la Posta Elettronica Certificata, mezzo informatico avente il medesimo valore legale di una raccomandata a/r, sta rimpiazzando la posta tradizionale. Ed è proprio qui che possiamo trovare il modo di evitare il pagamento della cartella.
Infatti, se l’Agenzia delle entrate volesse trasmettere una cartella a un contribuente, deve inviare il messaggio tramite indirizzo PEC iscritto in pubblici registri. Se, dunque, l’indirizzo in questione non fosse presente nei registri pubblici, l’avviso diventa nullo. E un atto nullo risulta improduttivo di effetti, come la costituzione della posizione debitoria effettuata con un indirizzo non iscritto nei pubblici registri, ad esempio.
In questo caso, quindi, la cartella può essere annullata presentando ricorso al giudice, che successivamente provvederà ad annullare il sollecito di pagamento.
Rimane fermo il dovere del contribuente di riportarsi in regola col fisco, saldando il suo debito verso l’erario. Qualora invece riscontri l’irregolarità sopra segnalata, allora potrà avvalersi degli ordinari mezzi legali per ricorrere avverso il sollecito di pagamento. Bisogna segnalare, a quest’ultimo proposito, che l’Agenzia delle entrate ha utilizzato di frequente un indirizzo di Posta Elettronica Certificata ormai obsoleto, e non più iscritto nei registri pubblici.
Se doveste verificare questa anomalia, potrete allora richiedere al giudice l’annullamento della cartella esattoriale che vi è stata recapitata, non dovendo poi pagare il relativo importo spettante al fisco.